“L’uomo che vendeva ricordi” – di Donato Di Capua

Recensione di Lisa Molaro.

Donato Di Capua

Il libro di cui vi parlerò oggi è “L’uomo che vendeva ricordi” scritto da Donato Di Capua.

Menzione iniziale merita la copertina, un quadro realizzato dal pittore ligure Sergio Nappo, il quale, dopo aver letto le bozze del romanzo, ha dato libertà di espressione alla sua arte plasmando una copertina su misura.

Una copertina dipinta addosso alle parole, mi concedete l’espressione?

Inizio a leggere.

“Che tristezza… ero appena entrato nel cortile di Villa Flora varcando un imponente e tetro cancello in ferro battuto. Davanti ai miei occhi un immenso giardino, curatissimo, che circondava quella che era una casa di accoglienza per anziani.

(…)

Il cinguettio degli uccelli, a gara con il canto delle cicale era intensissimo, musica soave in quello strano mondo silenzioso, ovattato dai rumori della modernità del vivere.”

 

Donato Di Capua ha scelto di iniziare il romanzo nel modo che prediligo: facendomi vedere, fin da subito, ciò che il protagonista vedeva.

Mi ha calato, senza presentazioni, dentro la scena iniziale.

Con un italiano ricco e puntiglioso, dove ogni singola parola è ponderata, ha iniziato a rendermi spettatrice di un viaggio di redenzione.

Scrivo subito che il ritmo narrativo, molto generoso di descrizioni, è lento come lo scorrere placido di un rigagnolo d’acqua.

Il tempo, per leggere, ce lo abbiamo?

E il tempo per vivere?

Serve sempre aver fretta e frenesia?

Se i granelli della clessidra scendono lentamente, non necessariamente significa che ci stiamo annoiando.

Per il protagonista redenzione significa soprattutto imparare a gestire il tempo, assimilando quelle sfumature che richiedono calma per essere scorte.

Il tempo è la memoria.

Guardiamoci attorno. Quanti oggetti si affacciano alla nostra vista? Sicuramente tanti.

Alcuni sono cianfrusaglie altri sono pezzi di cuore.

Plasmato nella fisicità di cui sono composti, c’è il ricordo di un’emozione.

Immaginiamoci dentro una di quelle meravigliose botteghe in cui sono venduti preziosi – o meno – oggetti di antiquariato.

Attraverso le pagine, scritte da Donato Di Capua, ho conosciuto il bottegaio, romantico e nostalgico, di una di queste botteghe… e ho invidiato Emanuele, il protagonista, mentre si apprestava a degustare un caffè speciale.

“Una manciata di quei chicchi, in un macinacaffè antico, metallico, con una serie di minuscoli ingranaggi mossi da una piccola ruota azionata da un pomello in legno, iniziarono a frantumarsi.

(…)

Mi parlava e continuava a girare quel macinino con una calma e una costanza sovrumana, il suono emesso da quel piccolo strumento variava man mano che i chicchi si sbriciolavano all’interno di quelle macine e nel frattempo uno straordinario aroma di caffè invadeva la stanza.”

macinacaffè

L’antiquario è Raffaele e, assieme a Gustavo, sarà regista del mutare di Emanuele.

Emanuele, sempre così attento ai numeri, ai codici informatici, agli appuntamenti e alla puntualità… si ritroverà, seguendo la magia dei giorni in divenire, a imparare ad ascoltare le storie inenarrate che lo circondano.

Angeli di marmo, una spada che trafigge un essere diabolico, le ali chiuse e la potenza del giusto sull’ingiusto.

“L’arcangelo Michele schiaccia Satana” – Guido Reni, 1636

Angeli, di carne, da cui ti senti attratto senza capirne la motivazione; sguardi che intrappolano dentro una rete di buona beltà.

Angeli fatti di magia, di sogni e paure abbandonate.

Emanuele imparerà ad amare se stesso e il prossimo, fondendo queste due forme di rispetto in un unico, libero, vivere quotidiano.

Donato Di Capua fa uscire, dalle righe del romanzo, le note di “Io e Bobby Mc Gee” interpretata da Roger Miller; oppure di una Janis Joplin sempre capace di incidere il tempo di chi la ascolta.

Musica oculata, scelta, precisa… così come le numerose citazioni d’autori del calibro di Pavese o Gibran.

Non intrappolate, bensì protette, tra le pagine del romanzo ci sono versi de “Il Profeta” o strofe di “L’amore e la morte”.

Gustavo è il profeta terreno di Emanuele.

Un lessico sapiente, colto, mai pedante per me che adoro i romanzi introspettivi.

Donato Di Capua, firma un romanzo che annulla i limiti tra tangibile ed etereo, tra presenza e assenza, tra memoria e amnesia.

Un libro in cui la fede s’intrufola silenziosa, delicata, mai invasiva.

“La vita trasforma fisicamente e intimamente corpi e anime, è un corso inevitabile, ci regala e ci toglie quello che vuole, il libero arbitrio è una puerile illusione.”

 

“Non può influenzare l’immagine riflessa nello specchio, la si può accettare e vivere, qualunque sia lo spazio temporale che riuscirà a trattenere quel momento, indipendentemente dalla magia che farà vaneggiare i pensieri”

Ho terminato il libro mentre Emanuele, volgendo lo sguardo al cielo, lasciava che i raggi caldi del sole dilatassero la sua anima.

Lisa.

 

Titolo: L’uomo che vendeva ricordi
Autore: Donato Di Capua
Editore: Kimerik (30 gennaio 2017)
Pagine: 275
Disponibile in ebook.

Sinossi:

Corre più veloce il tempo o l’uomo? Vivono più i ricordi o i pensieri?
Nella diatriba che da sempre fa scontrare la realtà con l’inconscio capita di incontrare un uomo che ha imparato a vivere insieme al suo corpo, al ritmo degli attimi. È così forte la sua volontà che senza difficoltà soggioga e beffeggia le ore. Lo fa con la delicatezza con cui il vincitore consola il vinto, con la discrezione con cui la luna sorride al sole, prendendo il suo posto, maliziosa, per regnare di notte.
Ma quante volte si vede la luna anche di giorno? È un’entità che batte il tempo perché silente, resta lì in attesa, e regna. Fanno così anche i ricordi, fantomatici attori di uno spettacolo senza palcoscenico. Perché a teatro tutto comincia e finisce, ma nella vita no. I ricordi come la luna battono il tempo.
Così, L’uomo che vendeva ricordi ha sospirato dinanzi agli eventi, ne ha fatto la sua fonte, e con essi ha stretto un patto siglato dal tempo. Ha stretto un patto con la vita, ora è sole e luna, è in sé tempo, sempliceMente.

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