“Storie minime” di Chiara Grossi
“Storie minime” di Chiara Grossi
recensione di Emma Fenu
Storie minime, come minimo è lo scarto fra la vita e la morte.
Un battito d’ali: un tempo minimo in uno spazio minimo che ha conseguenze sulla Storia.
I protagonisti di queste storie, ma soprattutto le protagoniste, si muovono in un filo di parca sotteso, il quale consente loro di nascere da un corpo destinato a diventare gelido; di partorire sogni e progetti; di farsi uccidere o essere assassine, armate di crudezza o istinto femmineo.
Ma la morte è la fine per “uno”, uno soltanto, al fine di tramutarsi in passaggio del testimone verso un altro, perché, parafrasando Oriana Fallaci, “la vita non muore”.
“Storie minime”, di Chiara Grossi, è una silloge di racconti evidentemente legati e avvolti attorno ad un fuso, che narrano vicende differenti per cornice storica e geografica, ma accomunate dal pathos, frutto di una sapiente arte narrativa che affascina e seduce il lettore.
Si esordisce con le vicende di due gemelli e si termina con un equivoco che non svelo, ma che è quello che conferisce il senso ultimo all’intera struttura.
È un’opera che si dipana attorno al concetto di duale.
Due sono gli eterozigoti, fratelli nati nello stesso giorno; due i volti della verità, a seconda delle paroleusate per descriverla; due le fasi di una rosa, ossia fioritura e decomposizione; due le anime che si agitano dentro una stessa donna, sia essa, per stereotipo,santa o puttana; due i corpi che si congiungono, però, in un solo battito di cuore.
«La cosa ti stupisce? Tutti gli esseri possiedono dualità, non sarebbe possibile vivere con una sola impronta, il duale è l’equilibrio perfetto della mente che media il suo mondo interno con la sollecitazione esterna».
Del resto la nostra stessa natura umana è, per sua indole, duale: viviamo tesi fra angeli e demoni, fra Apollo e Dionisio, fra cielo e terra, in un mondo che è una “terra di mezzo”, fatta di infinite storie minime.
Sinossi
Non lo presento, non serve, chi mai dovrebbe leggere? Pubblico solo per avere memoria storica di un mondo ormai inservibile e noioso. Il mondo di donne morte.