Buonasera, gradite qualcosa da bere o da mangiare? Mi preme farvi sapere che è un enorme onore avervi qui, ospite nel mio salotto. Vi andrebbe di presentarvi a coloro che ancora non vi conoscono, se non per fama?
Sono Mary Gold. Sono una fata. E sono la leggittima moglie di Wylo Helig, re del Regno Fatato dell’Est. Non vi basta sapere questo, sul mio conto?
Inchinatevi, per favore, mia cara ospite. Sì, così. Gli atti di deferenza mi rimescolano tutta, grazie. Vedete la mia pelle d’oca? Fate anche una riverenza, ecco, brava.
Comunque sia: ho sposato Wylo Helig ottocentotrentanove anni fa e, da allora, non ci siamo mai separati… se non a causa di quel noiosissimo Gwyn Gwisgo e di quella sua petulante moglie, Glyn Glenda, ovviamente. Gwisgo esiliò il povero, caro Wylo proprio un istante prima che io raggiungessi l’acme del piacere, per la ventisettesima volta. Maledetto! Rovinare così i piaceri di una nobildonna… Meriterebbe di essere appeso alla luna per gli alluci e di rimanere in quella posizione per diciassette anni! Ma tant’è.
Ora che Wylo è in esilio nessuno si occupa più della piccola, adorabile, biondissima, affascinante Mary Gold. Vivo qui, nella Torre Obliqua di Gwyn Gwisgo, rinchiusa nelle segrete polverose, che odorano di legno marcio e di pietra ammuffita. Tesso, per lo più. Faccio meravigliose sciarpe e maglioni, con le tele dei ragni, la bava delle lumache, gli escrementi degli uccelli, vermi e lucertole, o con il pelo dei topi che ammazzo io stessa. Questa, temo, sarà la mia vita, finché Wylo non tornerà a reclamare il proprio regno e il corpo anelante, desiderante, della sua donna.

Qual è il peggior difetto di Wylo, secondo voi? E il suo maggior pregio?
Oh, il suo peggior difetto è la generosità, cara signora (per piacere, potreste genuflettervi ancora un poco, vi secca? No? Oh, come siete simpatica e di forme piacenti, amica mia!). Glielo ripetevo in continuazione: “La tua generosità ti porterà sciagure!”. Pensate che non riuscii mai a indurlo a servirsi della tortura, nel corso dei nostri amplessi! E sì che ne avrei tratto molto gusto. E pure nei confronti dei propri nemici si dimostrava fin troppo generoso: dava loro una morte veloce, anziché esercitare con letizia la dolce crudeltà. Li uccideva subito… o dopo un anno o due, il che (per una fata) è (come dire) lo stesso.
Non pare anche a voi una vergogna?
Egli preferiva la sottigliezza, l’astuzia. Preferiva l’estetica del gesto, se così posso dire, alla brutale pragmaticità dell’omicidio in se stesso. E, in fine, ahimè!, ne pagò le conseguenze: Gwisgo riuscì a coglierlo di sorpresa, senza alcuno spirito sportivo, e a togliermelo, forse, per sempre. Il suo pregio maggiore, mia buona signora (oh, suvvia! Baciatemi la mano; mi fa molto, molto piacere che lo facciate; non badate che le mie mani siano un po’ sporche: vivo in una segreta, dopo tutto!) è sempre stata la vastità della sua brama di potere e la sua sconfinata lussuria. Si tratta di un tratto di molta distinzione, tra le fate, sapete? Egli non si degnava di torturarmi ma, in compenso, sapeva cogliermi sempre di sorpresa, violentandomi con brutalità e, nel contempo, con raffinata arte amatoria.
Che cosa vi ha fatta innamorare di lui e cosa invece disamorare?
Che domanda sciocchina, mia dolce amica! Che cosa mai avrà potuto farmi innamorare di Wylo Helig, mi chiedo?
Cosa, se non la grandezza del suo organo della magia? Un organo ben superiore alla media, che gli permette di compiere magie straordinarie! Sono cose (sapete) che, su una fata, fanno sempre colpo.

Un aneddoto divertente sul vostro matrimonio?
Ve ne sarebbero molti… In effetti il nostro matrimonio è stato un caleidoscopio di infinite gaiezze. Ma ricordo con affetto speciale il giorno delle nozze. C’erano quasi cinquemila invitati, fatati e umani, tutti chiusi nelle loro armature splendenti e accompagnati da signore belle come fiori (e come fiori agghindate). Il banchetto fu lungo e ricco; il vino delle fate scorreva a fiumi; tutti cantavano e ballavano e si davano un gran da fare nel sedursi l’un l’altro.
A un certo punto è stata servita la pietanza principale: agnello.
I servi hanno scoperchiato i grandi vassoi d’argento e gli animali arrosto, benché morti, hanno iniziato a cantare “Osanna nell’alto dei cieli”. Alcuni non volevano mangiare, impressionati dall’incantesimo di mio marito; ma Wylo li costrinse a farlo, se non volevano essere uccisi e cucinati loro stessi. Perciò i commensali mangiarono in silenzio e si udiva distintamente il canto incessante degli agnelli: cantavano, cantavano; anche se erano fatti a pezzi e ingurgitati; cantavano perfino nelle pance; e avrebbero continuato a cantare, finché coloro che li avevano mangiati non fossero andati di corpo. Non fu uno scherzo divertentissimo?
Tornando indietro, lo sposereste ancora o lo fareste a pezzi?
Santo cielo! Voi siete una piccina molto dolce e ignorante, mia cara! Su, lasciate che vi baci. No, non sulle guance! Porgetemi le labbra. No? Preferite attendere? Ma, prima che questa intervista finisca, otterrò un vostro bacio, state in guardia!
Comunque sia: la vostra domanda non ha alcun senso. I rapporti tra fata maschio e fata femmina sono improntati alla violenza e alla guerra perenni.
I maschi, se vogliono tenerci, debbono essere capaci di ottenere il nostro possesso con lo stupro e la coercizione psicologica. E se così non fosse noi fate femmina non proveremmo alcun piacere a fidanzarci o sposarci con le nostre controparti maschili.
D’altro canto perché asservirsi a uomini incapaci o di scarsa intelligenza? Noi pretendiamo da loro forza, virilità, aggressività, brama smisurata… ma non siamo soggetti facili da assoggettare. Ogni giorno noi prepariamo trappole mortali ai nostri mariti, che siano del veleno nel cibo, un pugnale nascosto sotto il guanciale, un agguato organizzato pagando dei violenti farabutti… Dunque, cortese ospite fra le più cortesi, io “ho” sposato Wylo proprio per farlo a pezzi… e godendo di non riuscirvi mai.

Cosa ne pensate dell’occupazione di Wylo a Londra?
Penso che si annoierà un mondo, nel vostro mondo, povero piccino!
Ma dà prova di sé anche laggiù. Non sono troppo triste, perché so che mieterà ancora molti onori e dimostrerà alle donne umane quanto è affascinante un membro dell’aristocrazia fatata. La vostra vita come è cambiata dopo l’esilio del vostro ex marito? La vita va avanti, mia cara. Ora sono tristemente prigioniera. Nessuno si cura di me. Nemmeno Glyn Glenda si degna di frustarmi un po’, o di farmi abbrustolire la pelle con dei ferri roventi. Peccato. Un po’ di complicità femminile avrebbe reso più lieve la mia permanenza in cattività. Ma pazienza, pazienza. Wylo Helig tornerà a riprendersi il proprio regno. E’ scritto (benché io non rammenti dove, in questo momento). E, nel suo regno, ritroverà me, che del regno suo sono le fondamenta. E ora, mia cara, non merito un bacio appassionato?