“Parlando a me stesso” di Altea Alaryssa Gardini
“Parlando a me stesso”
di Altea Alaryssa Gardini
Tell me what I gotta do
There’s no getting through to you
The lights are on but nobody’s home (nobody’s home)
Se parto dal principio di questa storia quasi non riesco a credere a me stesso, sento i miei passi che riecheggiano sul marmo, un passo dopo l’altro e un’altra notte passata a controllare il silenzio sarebbe terminata.
Uno stivale avanti e l’altro indietro, non pensavo che avrei fermato il mio incedere per ascoltare. Qualcuno si sorprenderebbe di sentire un urlo, io sbiancai al suono di una risata liberatoria. Un gesso che striscia sulla lavagna, questo era sembrato a me, so che altri non lo hanno capito, nessuno si turba quando le persone ridono.
You say I can’t understand
But you’re not giving me a chance
When you leave me, where do you go? (Where do you go?)
Forse non so nemmeno io il perché ma continuavo a sedermi di fianco al suo letto. Per i primi due giorni sono rimasto a guardare quel corpo dormire, non sapevano se sarebbe vissuta e solo Dio sapeva se lei volesse farlo.
Quando si era svegliata, volevo tentare di rassicurarla ma lei mi cacciava via, spesso me lo urlava, era così eloquente che avrebbe spaccato vetri tirandomeli per impedirmi di avvicinarmi. In ospedale la chiamavano “la gatta furiosa”, era solo una tigre spaventata e loro degli idioti, lo eravamo tutti.
Mi permetteva di avvicinarmi carponi e poi mi sbatteva la porta in faccia ridendo, dove andava dopo avermi lasciato così frustrato?
Perché ero ancora lì?
All the walls that you keep building
All this time that I spent chasing
All the ways that I keep losing you
Come se stessi scalando una montagna, ogni metro guadagnato finivano per essere due metri di caduta rovinosa. Ogni porta aperta che trovavo aveva dei muri e delle trincee da valicare, tra rovi e spine, tra ferite e sangue.
Ero ancora aggrappato a quella parete, perché?
The truth is, you turn into someone else
You keep running like the sky is falling
I can whisper, I can yell
But I know, yeah I know, yeah I know
I’m just talking to myself
Talking to myself
Talking to myself
But I know, yeah I know, yeah I know
I’m just talking to myself
Non mi interessava il perché, o forse sì. Non avevo capito ma tutto iniziava ad avere confini meno confusi.
Le tigri finiscono la preda in fretta o, almeno tentano. Non mi aveva ucciso, non mi aveva sconfitto, perché?
La osservano mentre la costringevo a vivere nella mia casa, volevo curarla, volevo…desideravo trovare la sua rabbia e assaporarla, la verità era una sola: la guardavo e vedevo me stesso, non un tesoro ma la mia immagine speculare, la mia ombra persa in un’isola sconosciuta. Quali orrori avevamo visto separati?
I admit I made mistakes
But yours might cost you everything
Can’t you hear me calling you home?
Chi ha creato i confini sapeva di aver generato baratri? Il suono si distorce creando un’eco che si disperde e diventa altro. Chiamavo la mia ombra da anni e lei era impegnata a perdere tutto senza più trovarsi, mi sentiva urlare dal ciglio del baratro? Quando un solo sussurro può generare una cacofonia, perché lei non avvertiva il rumore che faceva la mia voce?
Torna, ti prego, torna. Quante volte dobbiamo ancora perderci per trovarci a questo punto? Con le ali spezzate e il sangue sulle labbra?
Ascolta, ti prego, ascolta.
All the walls that you keep building
All this time that I spent chasing
All the ways that I keep losing you
Ti sento, non devi urlare. Ti sento, non devi sussurrare. Lo diceva sottovoce dal fondo del nulla e io perdevo la sua voce, non potevo vedere il disgelo ma sentivo la sua carne e i profondi graffi sulla mia. Entrambi morti, vivi nel riflesso dell’altro, eravamo muri, rincorse e perdite.
So perché sono rimasto, di fronte ai suoi occhi, cime di orizzonti sconfinati.
Siamo corsi in direzioni diverse per scontrarci e restare uno di fronte all’altro, persone diverse agli occhi del mondo, come personaggi di una tragedia ma noi stessi, di fronte all’unico riflesso ancora esistente in un universo modellato in specchi che nulla riflettono.
The truth is, you turn into someone else
You keep running like the sky is falling
I can whisper, I can yell
But I know, yeah I know, yeah I know
I’m just talking to myself
Talking to myself
Talking to myself
But I know, yeah I know, yeah I know
I’m just talking to myself
(Il testo in citazione corrisponde all’ultimo singolo dei Linkin Park: Talking to Myself. Il racconto vuole essere un omaggio al testo cantato da Chester Bennigton che ci ha lasciati prematuramente aprendo un vuoto nel cuore di noi fan. Arrivederci Chester.)