L’evento – di Annie Ernaux

L’evento – di Annie Ernaux
recensione di Sara Cancellara
L’evento è un romanzo di Annie Ernaux edito da L’orma nel 2019.
La rue du Gros-Horloge, le case a graticci lignei e la maestosa cattedrale, il cuore di Rouen.
“Se soltanto non avessi questa REALTÀ dentro la pancia”
Se soltanto la parola “aborto” avesse un suo posto nel linguaggio.
1963.
Per adesso solo vie clandestine.
Smettere di essere intellettuali, non scrivere più, non lavorare più, leggere con indifferenza testi universitari.
Un corpo impantanato nella nausea ha soppiantato “il cielo delle idee”.
Una volta che le vicende sono ormai vissute si possono rievocare con maggiore serenità, così ho pensato dopo aver letto L’evento di Annie Ernaux.
Un mondo di dottori, uomini seducenti, mammane, compagne di università.
L’odio per i tabù, l’amore per il cinema, per le sale del cinema, la forte stima per artiste, scrittrici, eroine, donne della propria infanzia, la paura delle sale d’attesa – quando il tempo può diventare ossessione, si inizia ad osservare gli altri, i vestiti degli altri, le espressioni degli altri.
Sono i luoghi a cui si comincia a tenere di più, una fessura di luce tra i muri, il fondo della strada, una piccola merceria e i tavolini all’aperto dei bar.
Quando l’amore fisico sembra coincidere con l’amore per la vita, quando essere giovani sembra coincidere con la voglia di vivere, quando un “sorpasso” sembra coincidere con un “Aspetto sempre. Domani torno dalla fabbricante d’angeli perché non ci è riuscita”.
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Sinossi
Ottobre 1963: una studentessa ventitreenne è costretta a percorrere vie clandestine per poter interrompere una gravidanza.
In Francia l’aborto è ancora illegale – la parola stessa è considerata impronunciabile, non ha un suo «posto nel linguaggio».
L’evento restituisce i giorni e le tappe di un’«esperienza umana totale»: le spaesate ricerche di soluzioni e la disperata apatia, le ambiguità dei medici e la sistematica fascinazione dei maschi, la vicinanza di qualche compagna di corso e l’incontro con la mammana, sino al senso di fierezza per aver saputo attraversare un’abbacinante compresenza di vita e morte.
Calandosi «in ogni immagine, fino ad avere la sensazione fisica di “raggiungerla”», Ernaux interroga la memoria come strumento di conoscenza del reale.