Motel Insonnia parking – di Barbara Appiano

Recensione di Pier Bruno Cosso

 

Motel Insonnia parking di Barbara Appiano

 

Motel Insonnia parking, di Barbara Appiano (Casa Editrice Kimerik 2020), è un libro di parole, di resistenza al mondo tramite le parole. Di resistenza al sonno culturale, come dice il sottotitolo: Dal dormiveglia al sonnambulismo, la poesia resta sveglia.

Di resistenza, come se le parole fossero un esercito schierato a difesa di… a difesa e basta.

L’autrice lo spiega subito: contano le parole, e non l’autore. Il libro è un essere vivente, sembra esclamare, non chi l’ha scritto.

Così tutte le pagine si aggrovigliano sulle parole. Parole taglienti, spesso furbastre, incastrate tra loro anche dove normalmente non si incastrerebbero. Gettate sulle pagine come semi lanciati a casaccio dalla mano del contadino. Ma forse non a casaccio, perché dà li poi viene fuori il grano maturo.

Insomma, che libro è? Un romanzo? Una silloge di racconti?

Né questo né quello. Barbara Appiano con Motel Insonnia parking ha in mente un testo vivo, che vive, che si trasforma mentre lo leggi, cambiando ad ogni pagina, in cerca della forma geometrica delle emozioni.

È un libro che non c’è. Da cercare dentro se stessi come un Peter Pan, canuto e disincantato, alla conquista dell’isola che non c’è.

È un libro che non c’è, per parafrasare la celebre favola di J. M. Barrie. È un libro che non c’è, perché sfugge ai classici rigori narrativi del “recinto” libro. Perché qui non ci sono recinti: è spazio aperto.

Dunque che libro è? La Professoressa Francisetti Brolin Sonia, che firma la prefazione, avverte che questa raccolta

è composita e non inquadrabile in una singola definizione; infatti, il lettore è immerso in una serie di massime dal tono poetico, con uno stile dalla profonda semplicità. Con stilemi di gusto ermetico, vengono dipinti dei piccoli quadretti, così vicini da parere quasi toccabili nell’itinerario di riscoperta del nostro nous, perso nel vuoto morale dei tempi.

E allora quale genere?

La casa editrice, la Kimerik, pubblica il libro nella collana Aforismi. Ma non sono affatto convinto che l’autrice si seduta alla tastiera per navigare sulla rotta degli aforismi.

Motel Insonnia parking è un libro che dilaga tra i generi, senza colpirne neanche uno. Un solo genere letterario non può inquadrare queste pagine in evoluzione.

Sono parole vive, che volano, trasformandosi in continuazione e assumendo mille forme come gli stormi degli uccelli migratori quando partono per sfuggire all’inverno.

Parole in libertà, con vita autonoma, che sfuggono dai significati consumati dall’uso. Parole che cercano il sole dentro frasi che possono essere anche ammiccanti.

…navigare acqua ansimando sole, sciogliendo lacrime e parole; parole e persone in divieto di sosta, paesaggi mutanti, muti viandanti in silenzio vanno oltre il buio e la luce di un tempo sempre uguale, un tempo migratorio, un tempo accessorio di un mondo senza fiato, domani.

Così i quadri verbali si alternano ai quadri veri, quelli disegnati, che arricchiscono e completano il senso del libro.

“Amor ch’a nullo ha amato, amor perdona” altro brand che non può essere comprato né venduto o tradotto. Ma vi immaginate la traduzione in inglese? Ci sarebbe il rischio di tradurre che sono ritornati gli UFO e non festeggiano S. Valentino, un marchio che se quotato sull’indice NASDAQ ti farebbe divorziare ancora prima di esserti sposato.

Non stupitevi. Barbara Appiano gioca con le parole come un bambino coi giocattoli nella sala giochi. Li prende, li usa, li fa volare. Oppure, perché il gioco è il volo, li fa volare senza usarli, per ammonticchiarli poi al centro della stanza. In un cumulo caotico che vive di se stesso, casuale ma emotivo, e molto lontano dalla noia della razionalità.

Come costruire una casa intera, o solo un muro, con mattoncini di parole. Cercando anche quelle assonanze che per un attimo di fotofinish accettano la guerriglia con l’etimologia. Al di fuori o di sopra del linguaggio: nel senso di sfidare l’oggettività in assenza di gravità.

Senza la paura di inoltrarsi in una foresta insidiosa dove crescono parole in tutte le lingue:

Yo soy la historia, llego cuando el mundo me llama. Adelante palabra siempre. Ich bin das Wort, niemand kann mich vergessen, ich bin das Buch, irgendwo ich komme, unterwegs sitzt die Welt auf die Geschichte, unterwegs ist das Wort immer anwesend; das Wort, das Buch, der Leser, eine Familie. Bitte mich immer erinnern…

Perché se il linguaggio diventa una torre di Babele, è anche quella una comunicazione. Una trasmissione fonetico emotiva.

Per cui se ci si approccia a Motel Insonnia parking con animo aperto si trovano le spighe di grano maturo. Non per tutti, specifica l’autrice:

Solo per sonnambuli svegli che vedono al buio.

Solo per sonnambuli senza sonno seduti senza sedie.

Appiedati in bicicletta, reclamano il sonno senza sonniferi.

Si resta sorpresi, come un invito ad approfondire in autocoscienza, accettando il rischio del dissacrare:

La bellezza appartiene agli occhi che la vedono e la sublimano, allo scopo abbiamo un esercito di ciechi credenti che la bellezza sia la plastificazione del botulino, botulinismo, il pensiero dominante di un’umanità agonizzante! E voi a quale botulinismo appartenete?

Spesso scampoli di vita, scampoli di idee, scampoli di frasi annodate tra loro.

Barbara Appiano li cuce tra loro come quadri, con sincerità creativa, come è solita fare, come specifica esaurientemente nelle oltre dieci pagine che dedica alle note biografiche. Dove si capisce la complessità della sua formazione e l’entroterra culturale di Motel Insonnia parking.

Link d’acquisto: https://www.kimerik.it/SchedaProdotto.asp?Id=3684

Sinossi:

Motel Insonnia parking evoca l’ossimoro imperante del mondo attuale, ove non dormire è diventato un dovere, un must dettato dalla moda, che ci induce a essere sempre pronti, connessi sui social, smaniosi di caricare un nuovo selfie da commentare con l’ennesimo inutile post.

In tale contesto, Barbara Appiano permette ai lettori di osservare questa realtà in modo diverso, affinché comprendiamo come la velocità, enfatizzata dall’abuso della lingua inglese, ci abbia abituati a vivere in maniera distorta, considerando non la nostra essenza, bensì il riflesso di un essere incapace di autodefinirsi.

Titolo: Motel Insonnia parking
Autore: Barbara Appiano
Edizione: Kimerik, 2020